Un drink può essere build up, essere strain o essere shake, queste sono le principali tecniche di lavorazione.
Le build up sono tutte quelle preparazioni che avvengono direttamente nel bicchiere, non ci sono lavorazioni extra, come, ad esempio, nel caso del Gin tonic. Potremmo pensare a un’unica lavorazione che consiste nel miscelare leggermente con uno spoon a fine preparazione.
Un’evoluzione è la tecnica Build Layer, dove i componenti del cocktail formano degli strati in base al loro peso specifico, alla loro densità. Vengono versati prima quelli con peso specifico maggiore e mano a mano quelli meno “pesanti”, aiutandosi con un bar spoon per limitare la forza di entrata del successivo ingrediente.
Tecnica stir&strain: i cocktail vengono preparati con il cucchiaio. Un esempio è il cocktail Martini. Si prepara la coppetta raffreddandola, mentre il drink viene preparato nel mixing glass. Questa tecnica si usa quando gli ingredienti hanno densità molto simili e quando voglio controllare l’annacquamento. Una volta terminata la preparazione, colerò il contenuto, con l’aiuto dello strainer, nella coppetta.
La tecnica shake si suddivide in 2: shake and serve and shake and strain in base al tipo di cocktail.
Principalmente esistono 3 shaker, tutti validi, differiscono unicamente per le dimensioni:
-shaker cobbler, composto di 3 pezzi di cui uno che funge da filtro
-shaker tin che solitamente si accoppia con un half tin o con un boston glass
-shaker parisienne, sempre composto da 2 pezzi
Esiste anche la tecnica shake and double strain nella quale il prodotto viene shakerato e filtrato doppiamente utilizzando sia uno strainer che un colino, per ottenere un cocktail più “trasparente” possibile. Per non perdere troppo contenuto si può utilizzare uno spoon nel colino per spingere il liquido.
Ultima tecnica particolare è il throwing per la quale si usa un tin e un half tin, inventato da Jerry Thomas con il suo Blue Blazer, cocktail molto scenico perché veniva infuocato. Si utilizza uno julep strainer se necessario. Ripeto il passaggio del liquido dalle 4 alle 6 volte.